Prima che la casa fosse proprietà, era appartenenza. Il fuoco stava al centro, le soglie univano più che separare, e il cortile era un patto: lavoro condiviso, pane diviso, protezione reciproca. In questa memoria collettiva, l’architettura non esibisce, accoglie: tetti che si toccano, passaggi che si incrociano, sedute in pietra dove le conversazioni diventano storia. 6STORIES rilegge quel sentimento in chiave contemporanea: micro-corti che mettono in relazione, percorsi lenti, angoli d’ombra dove fermarsi e riconoscersi. Materiali sinceri, gesti semplici, una scala di vicinato che restituisce intimità anche in un luogo di viaggio. Non nostalgia, ma continuità: il clan oggi è la comunità temporanea di chi abita per qualche giorno lo stesso “villaggio”, scoprendo che il comfort più prezioso non è l’oggetto, ma il sentirsi parte.